La Cantastorie

“ Tanto tempo fa,

Quando le donne erano uccelli,

Vi era la semplice comprensione

Che cantare all’alba

E cantare al crepuscolo

Era il modo di guarire il mondo attraverso la gioia.

Gli uccelli ricordano ancora ciò che noi abbiamo dimenticato,

Che il mondo è concepito per essere celebrato ”

Terry Tempest Williams

5 copia

LA CANTASTORIE: DARE VOCE AI LUOGHI

Sono cresciuta ascoltando le storie incredibili della nonna e sono sensibile al potere della parola raccontata, questa sostanza immateriale sulla quale abbiamo costruito intere civiltà. Mi piace tanto, ascoltare ed anche raccontare storie.
A volte sono io che vado a cercarle, come per la mia tesi di laurea sui racconti antichi della Valle di Cogne.

A volte sono loro che mi trovano, e mi saltano nell’orecchio all’improvviso, mentre cammino su un sentiero o attraverso un bosco…

Sono sempre emozionata quando incontro l’immenso patrimonio della nostra tradizione orale. Simboli di epoche diverse si intrecciano, riconosco miti antichi, aspetti religiosi, temi arcaici reinterpretati. Il nostro patrimonio narrativo sopravvive ovunque l’uomo sia passato camminando e raccontando.  I pellegrinaggi e i canti delle feste religiose sono le strade su cui «corrono» le parole delle antiche civiltà. Vale la pena «catturarle», ma sarebbe un peccato fermarle. Esse vanno raccontate, perché sono le nostre radici; non servono a rifare le stesse cose, ma a sapere da dove veniamo. Vanno «camminate» per continuare a vivere e a trasformarsi!

Così non sarà strano, durante le escursioni che faremo insieme, vedermi tirare fuori il cappello (uno diverso per ogni stagione) e iniziare a raccontare…

Ma potreste anche trovarmi in un ristorante, a raccontare il menù, da un altro punto di vista…
Ecco qui un menù raccontato:

” La ricetta: Asparagini di bosco con crescione e erba cipollina.”

Ornithogallum Pyrenaicum – In piemontese il Bulmit Dal greco, órnis=gallina e gála=latte, cioè latte di gallina, riferito al lattice che fuoriesce dal fusto spezzato. Vive in zone umide, da 0 a 1400 mt, prati erbosi freschi, zone boschive. Fiorisce Aprile-maggio
Specie commestibile. Il suo utilizzo alimentare è antichissimo già citato da Plinio e Dioscoride “radix bulbosa cruda et cocta manditur”. Anche definito “bulbus esculentus” (delizioso).
Curiosità: Intorno a mezzogiorno,  questa pianta, molto sensibile alla luce, arriccia i suoi tepali bianchi. Per questo ha diversi nomi popolari: “signora delle undici” o “Betty che dorme a mezzogiorno”. Nei periodi di carestia, il bulbo, venne usato abbrustolito e cosparso di miele. I giovani germogli, cotti, vengono utilizzati come asparagi. Il bulbo crudo è velenoso per gli animali, ma veniva usato secco, per sfamarsi, dai pellegrini che andavano alla Mecca.
Nei fiori di Bach: Stella di Betlemme. Si usa nei periodi di grande sofferenza, che causano profonda infelicità. Nello shock in seguito a gravi notizie, la perdita di una persona cara, lo spavento dopo un incidente o altro. Adatto a coloro che per un certo periodo rifiutano di essere consolati, questo rimedio porta conforto.

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